L’assistenza socio-sanitaria a soggetti non autosufficienti coinvolge diverse professionalità mediche, ma un ruolo essenziale è ricoperto dai cosiddetti caregiver.
In effetti, oltre alle esigenze di carattere terapeutico, come l’assunzione di farmaci prescritti o l’esecuzione di fasciature, medicazioni e quant’altro, una persona non autosufficiente ha bisogno anche di un aiuto nelle piccole e grandi attività quotidiane.
Ci riferiamo, ad esempio, alle pulizie della casa, all’igiene personale, alla preparazione dei pasti, ma anche alla compagnia e al rapporto umano del quale ognuno di noi ha bisogno, in particolare nei momenti di maggiore difficoltà.
Ma chi è il caregiver, quali sono i compiti che svolge e in che modo si affronta al meglio questo ruolo così importante?
Chi è il caregiver
Di cosa parliamo in questo articolo
Il termine caregiver è traducibile in italiano con l’espressione “colui che si prende cura”, nel caso specifico di una persona ammalata o in condizioni di non autosufficienza.
È importante, però, fare una distinzione tra un/una assistente professionale, comunemente detta “badante”, che offre i propri servizi in cambio di una remunerazione, e un caregiver, ovvero un familiare o una persona cara che supporta un proprio parente (genitore, figlio, fratello, sorella) o congiunto, volontariamente e in forma gratuita.
In base al rapporto che intercorre tra il caregiver e il malato si può distinguere tra:
- caregiver familiare: una persona che presta assistenza gratuita e quotidiana a un proprio parente di primo grado non autosufficiente;
- caregiver esclusivo: una persona che presta assistenza a un malato non autosufficiente in modo abituale ed esclusivo;
- caregiver multiplo: una persona che presta assistenza a più soggetti non autosufficienti allo stesso tempo, in modo non esclusivo;
- caregiver genitoriale: una persona che assiste il proprio figlio non autosufficiente;
- caregiver filiale: una persona che assiste il proprio genitore non autosufficiente.
Purtroppo, trattandosi di un aiuto offerto in forma volontaria, e che nella stragrande maggioranza dei casi coinvolge familiari diretti del paziente, in particolare il coniuge o i figli, la figura del caregiver non riceve le giuste attenzioni e i necessari riconoscimenti da parte della comunità, eppure il loro ruolo è essenziale.
Di cosa si occupa un caregiver
Abbiamo spiegato che un caregiver non è un assistente che offre i propri servizi professionali a pagamento, ma una persona cara, quasi sempre un familiare diretto, che affianca il malato e lo aiuta nelle attività quotidiane ordinarie e straordinarie.
Ma cosa fa, di preciso, un caregiver?
- Offre supporto psicologico e affettivo;
- si occupa di soddisfare le necessità primarie della persona, come lavarsi, mangiare, tenere in ordine la casa, fare la spesa, acquistare i medicinali di cui ha bisogno, e così via;
- aiuta il personale sanitario a portare avanti il programma assistenziale;
- si occupa delle questioni burocratiche ed economiche per nome e per conto del paziente, con regolare delega.
Per ottemperare in modo corretto ed efficace alle proprie mansioni, il caregiver ha bisogno di acquisire alcune competenze pratiche, in particolare per quanto concerne la corretta gestione quotidiana del malato.
Ad esempio, deve imparare:
- le corrette tecniche di movimentazione del paziente nei trasferimenti e nei passaggi posturali, anche al fine di prevenire o ridurre i rischi di piaghe da decubito e ulcere da pressione;
- le norme di prevenzione delle cadute accidentali, molto frequenti tra i pazienti anziani;
- la gestione dei disturbi comportamentali e le crisi di agitazione nel paziente affetto da disabilità intellettiva, una delle cause principali di non autosufficienza nei pazienti anziani;
- la gestione delle crisi epilettiche.
Sia chiaro, il caregiver non è una figura medico-sanitaria, quindi non deve e non può sostituirsi a medici, infermieri, fisioterapisti, e così via, ma deve seguire le indicazioni di questi ultimi per assistere il paziente al meglio.
I numeri del fenomeno caregiver
Come accennato prima, i caregiver, ad oggi, non hanno ricevuto ancora un riconoscimento legislativo nel nostro Paese, nonostante rappresentino un fenomeno molto consistente.
Secondo le stime non ufficiali riportate dal sito Epicentro ISS, infatti, in Italia sono più di 3 milioni i caregiver familiari.
Come nel resto del mondo, anche in Italia il 65% dei caregiver familiari sono donne di età compresa tra i 45 e i 55 anni, che “spesso svolgono anche un lavoro fuori casa o che sono state costrette ad abbandonarlo (nel 60% dei casi) per potersi dedicare a tempo pieno alla cura dei familiari”.
Queste persone devono sostenere un carico davvero enorme, con conseguenze spesso gravi in termini di stress e riduzione del benessere psico-fisico generale, che la Pandemia non ha fatto altro che acuire.
I servizi per i caregiver del Fondo Sanimoda
Nell’ambito del servizio Monitor Salute del fondo di assistenza sanitaria integrativa Sanimoda, è stata introdotta una novità proprio rivolta ai caregiver.
Infatti, è ora possibile abilitare un terzo soggetto come profilo di caregiver all’utilizzo dei dispositivi di misurazione dei parametri che l’iscritto deve tenere sotto controllo costante.
In questo modo anche il caregiver potrà essere aggiornato sulle misurazioni effettuate e sugli allarmi generati, e accedere alla cartella clinica.
L’iscritto interessato al programma dovrà compilare il questionario presente sul sito di Monitor Salute; al termine della fase di adesione i medici procedono con la valutazione dei documenti e delle risposte fornite.
Se ritenuto idoneo a partecipare al monitoraggio, riceverà la telefonata da un operatore:
- per l’attivazione del servizio;
- per informazioni sulla spedizione del kit di misurazione;
- per la verifica della compatibilità dello smartphone con l’App dedicata.
Quando l’iscritto riceve i device per la misurazione dei suoi parametri e, successivamente, una nuova chiamata da parte di un operatore per la configurazione dell’APP.
Da questo momento i medici, il personale di UniSalute e, adesso, i caregiver, potranno:
- ricevere in tempo reale i parametri clinici del lavoratore;
- impostare un piano personalizzato di rilevazione;
- effettuare interventi tempestivi ogni volta che è necessario.
Per maggiori informazioni, si invita a consultare il sito sanimoda.monitor-salute.it/app