Prima di sottoporsi alla procreazione medicalmente assistita (PMA), anche nota come fecondazione assistita, è necessario eseguire una serie di controlli medici, clinici e diagnostici.
I due componenti della coppia che accedono ad un programma di procreazione assistita dovranno quindi sottoporsi a una serie di test, nella maggior parte dei casi di facile esecuzione e non invasivi, con l’obiettivo di garantire le più alte probabilità di concepimento, che variano in base a numerosi parametri, tra cui l’età e lo stato di salute generale.
Oltre a stabilire lo stato di salute della coppia, questi esami sono propedeutici anche alla richiesta di accesso alla PMA; è bene ricordare, infatti, che solo i soggetti in possesso di determinati requisiti possono accedere alle tecniche di fecondazione assistita, come stabilito dalla Legge n.40 del 2004 e indicato nelle Linee Guida del Ministero (qui).
Ad esempio, è necessario che la coppia sia considerata clinicamente infertile – quando non è stata in grado di concepire e di procreare un bambino dopo un anno o più di rapporti sessuali non protetti – o sterile – quando uno o entrambi i coniugi sono affetti da una condizione fisica permanente che non rende possibile la procreazione.
Approfondiamo insieme, e vediamo quali sono gli esami da fare prima della procreazione medicalmente assistita a cui devono sottoporsi l’uomo e la donna.
Procreazione medicalmente assistita: esami preliminari per la donna
Di cosa parliamo in questo articolo
Dovendo condurre la gravidanza, la donna che fa ricorso alla fecondazione assistita deve comprensibilmente sottoporsi a un numero maggiore di esami preliminari rispetto al partner maschile.
Nello specifico:
- riserva ovarica: la gonade femminile, diversamente da quella maschile, è costituita da un numero finito di unità follicolari, che rappresenta un patrimonio predeterminato suscettibile di un irreversibile depauperamento. Al di sotto di una determinata soglia si registra una riduzione della potenzialità riproduttiva della donna. Questa riserva ovarica si misura tramite un esame denominato Dosaggio dell’ormone follicolo-stimolante (FSH);
- screening per patologie infettive: anticorpi anti HIV, anticorpi anti Epatite B (HbsAg), anticorpi anti core (HbcAb), anticorpi anti-treponema TPHA. Quando vi siano coppie positive per HIV, HBV (epatite B) o HCV (epatite C) che vogliano intraprendere un trattamento di fecondazione in vitro devono essere considerate le implicazioni di queste patologie infettive per i potenziali figli;
- emogruppo e fattore RH, per la determinazione del gruppo sanguigno e del RH. In gravidanza se la madre ha un gruppo sanguigno Rh negativo e il feto è Rh positivo, il sangue della madre non è compatibile con quello del feto/neonato e potrebbe riconoscere i globuli rossi del bambino come estranei. A una successiva gravidanza, il sistema immunitario della mamma porterà a produrre anticorpi anti-Rh per distruggere i globuli rossi del feto, provocando un’anemia emolitica nel feto;
- emocromo, un esame che analizzata globuli bianchi, rossi e piastrine;
- elettroforesi delle emoglobine, un esame indispensabile per diagnosticare le anomalie del sangue come la talassemia e l’anemia a cellule falciformi o drepanocitosi;
- screening della fibrosi cistica, un test genetico che analizza il gene CFTR alla ricerca delle mutazioni che causano la malattia;
- test di Coombs indiretto, in caso di RH negativo, che permette di rilevare la presenza di anticorpi anti-Rh nella madre;
- anticorpi anti Rosolia IgG e IgM, anti Toxoplasmosi IgG e IgM, anti Citomegalovirus IgG e IgM;
- durante il secondo o terzo giorno di ciclo mestruale si deve eseguire un prelievo per il dosaggio di:
- FSH, un test che misura il livello di ormone follicolo-stimolante (FSH) nel sangue, prodotto dalla ghiandola pituitaria, che svolge un ruolo importante nello sviluppo e nel funzionamento sessuale;
- LH, l’ormone luteinizzante, fondamentale per il corretto funzionamento delle gonadi;
- TSH, per diagnosticare un’alterazione tiroidea;
- 17b estradiolo, un ormone sessuale femminile appartenente alla famiglia degli estrogeni;
- Inibina beta, un ormone proteico prodotto, nella donna, da cellule dell’ovaio e, nell’uomo, da cellule del testicolo;
- ormone antimulleriano, una glicoproteina prodotta dai follicoli ovarici il cui valore è un indicatore della fertilità femminile;
- PRL, che misura la quantità di prolattina nel sangue, un ormone prodotto dall’ipofisi che stimola la produzione di latte materno dopo il parto e che regola il ciclo mestruale;
- ecografia transvaginale, da eseguire durante il ciclo mestruale;
- tampone vaginale e cervicale per la ricerca di clamidia e micoplasma;
- Pap test, un esame citologico che permette di individuare i tumori della cervice uterina, lesioni preneoplastiche, infezioni da funghi (es. Candida), da batteri e da alcuni virus, in particolare l’Herpes e l’HPV, ovvero il Papilloma virus;
- mammografia e/o Ecografia mammaria.
È richiesta la certificazione dello stato di infertilità o sterilità, redatta da un medico specialista (ginecologo, genetista, andrologo, ecc..).
Procreazione medicalmente assistita: esami preliminari per l’uomo
Alcuni degli esami elencati già per la donna devono essere eseguiti anche dall’uomo all’interno della coppia che intende ricorrere alla fecondazione assistita.
Nello specifico:
- emogruppo e fattore RH;
- elettroforesi delle emoglobine;
- screening della fibrosi cistica;
- HbsAg, HbcAb, HCV, TPHA, HIV;
- esame liquido seminale (spermiogramma), strumento basilare nella valutazione della fertilità maschile, da eseguire dopo 3-5 giorni di astinenza;
- test di capacitazione, un esame che si esegue dopo lo spermiogramma e che consente di isolare gli spermatozoi con la migliore motilità e morfologia e che potrebbero quindi avere un maggiore potere fecondante. Va eseguito dopo 3-4 giorni di astinenza;
- Mar Test, un esame che consente di verificare l’eventuale presenza dei cosiddetti “anticorpi anti-spermatozoi” o ASA sulla superficie dei gameti maschili, che inducono un effetto immobilizzante sugli spermatozoi e possono ostacolare l’interazione con gli ovociti.
Potrebbero essere necessari ulteriori esami, segnalati dallo specialista di procreazione medicalmente assistita al quale ci si rivolge.
I Piani Sanitari del fondo Sanimoda prevedono il rimborso delle spese sostenute per procreazione medico assistita. In passato la copertura era operante per le sole dipendenti donne iscritte al fondo, ma con il recente aggiornamento dei Piani è stato previsto l’ampliamento anche ai coniugi a carico dei dipendenti.