Le transaminasi ALT e AST sono due enzimi, la cui quantificazione nel sangue fornisce informazioni utili all’individuazione delle patologie del fegato. L’eventuale riscontro di un innalzamento dei livelli di ALT e AST, infatti, potrebbe indicare la presenza di danni al fegato.
Solitamente, l’esame delle transaminasi è associato ad altri test ematici, che permettono di quantificare altri enzimi importanti nello studio della salute e della funzionalità epatica.
La misura delle transaminasi richiede un banale prelievo di sangue, al quale, tuttavia, bisogna presentarsi a digiuno da 8-10 ore.
Approfondiamo insieme, e analizziamo con maggiori dettagli cosa sono le transaminasi ALT e AST, per quale ragione il medico ne richiede la quantificazione, quando i valori sono allarmanti per il fegato e cosa fare per abbassarle.
Cosa sono le transaminasi ALT e AST?
Di cosa parliamo in questo articolo
- Cosa sono le transaminasi ALT e AST?
- Qual è il ruolo biologico delle transaminasi ALT e AST?
- Che significa avere le transaminasi alte?
- Quali patologie del fegato causano transaminasi alte?
- Quali malattie non epatiche provocano transaminasi alte?
- Quali farmaci o integratori possono causare transaminasi alte?
- Quando misurare le transaminasi?
- Come si misurano le transaminasi?
- Quando i valori delle transaminasi devono preoccupare?
- Quali sono i valori che indicano problemi al fegato?
- Come si fa ad abbassare le transaminasi?
Le transaminasi ALT e AST sono due enzimi presenti soprattutto a livello epatico, i cui livelli nel sangue possono fornire alcune informazioni importanti in merito alla salute del fegato e dell’organismo in generale.
Come accennato, il test delle transaminasi ALT e AST richiede un semplice prelievo di sangue; pertanto, si tratta di un esame rapido e indolore.
A scanso di equivoci, è forse il caso di chiarire cosa indicano queste due sigle:
- la sigla ALT sta per Alanina Amino Transferasi;
- la sigla AST sta per Aspartato Amino Transferasi.
In passato, invece, le ALT erano dette anche GPT (da transaminasi glutammico-piruvica), mentre le AST erano conosciute anche come GOT (da transaminasi glutammico-ossalacetica).
Qual è il ruolo biologico delle transaminasi ALT e AST?
Le transaminasi sono enzimi mitocondriali, che si occupano di trasformare l’energia all’interno delle cellule.
L’alanina amino transferasi (ALT) è presente prevalentemente nel fegato, dove si occupa di convertire le proteine in energia per le cellule epatiche, mentre l’aspartato amino transferasi (AST) localizza in quantità rilevanti non solo nel fegato, ma anche nel cuore, nei reni, nei muscoli, nel cervello e nel pancreas, e è adibita alla scomposizione degli aminoacidi.
Che significa avere le transaminasi alte?
In genere, la misurazione delle transaminasi ALT e AST fa parte di una batteria di esami del sangue utili a valutare la funzionalità epatica, che comprendono anche:
- l’esame della bilirubina;
- l’esame della fosfatasi alcalina;
- l’esame della gamma glutamil-transferasi;
- l’esame dell’albumina.
Alti livelli di transaminasi ALT e AST nel sangue si osservano tipicamente in presenza di una patologia del fegato; stress e danni a quest’organo, infatti, comportano un rilascio più o meno ingente di una o entrambe le transaminasi.
Secondo quanto appena detto, quindi, si potrebbe giungere alla conclusione che avere le transaminasi alte è indicativo di un disturbo del fegato; in realtà, non è sempre così. In effetti, un rialzo delle transaminasi può essere dovuto anche a condizioni mediche non specifiche del fegato o all’uso di farmaci o integratori che si ripercuotono sull’attività del fegato.
Quali patologie del fegato causano transaminasi alte?
Tra le patologie del fegato che possono causare un innalzamento delle transaminasi ALT e AST figurano le seguenti:
- cirrosi epatica;
- epatiti di vario genere (epatite A, epatite B, epatite C, epatite alcolica, epatite autoimmune ecc.);
- fegato grasso, anche nota come steatosi epatica non alcolica;
- tumori del fegato.
Quali malattie non epatiche provocano transaminasi alte?
Tra le malattie non specifiche del fegato che possono provocare comunque alterazioni delle transaminasi ALT e AST, si segnalano in particolar modo le seguenti:
- malattie di cuore;
- mononucleosi;
- pancreatite;
- emocromatosi;
- malattie della tiroide;
- polimiosite;
- cirrosi biliare primitiva;
- sindrome metabolica;
- malattia di Wilson;
- deficit di alfa-1-tripsina;
- celiachia;
- tumori.
Quali farmaci o integratori possono causare transaminasi alte?
Infine, tra i farmaci e gli integratori che possono indurre un rialzo delle transaminasi ALT e AST, possiamo menzionare i seguenti:
- statine, i farmaci indicati per abbassare il colesterolo;
- paracetamolo;
- FANS, anche noti come farmaci antinfiammatori anti-steroidei;
- antibiotici;
- alcuni antiepilettici, come la fenitoina;
- alcuni farmaci per il cuore, come l’amiodarone;
- integratori di vitamina A;
- integratori di ferro;
- integratori contenenti prodotti vegetali, come il chaparral e la consolida.
Quando misurare le transaminasi?
In genere, i medici prescrivono l’esame delle transaminasi, e gli altri test per la funzionalità epatica, quando sussistono le seguenti condizioni:
- il paziente mostra i sintomi tipici di una patologia del fegato, quali ittero, colorazione scura delle urine, stanchezza, perdita di appetito e di peso, vomito, diarrea, nausea ecc.;
- occorre analizzare l’andamento di una patologia epatica di carattere cronico/progressivo, come per esempio la cirrosi epatica;
- bisogna valutare gli effetti di una terapia farmacologica.
Ovviamente, sarà il medico a stabilire quando e se procedere con questo e altri esami specifici.
Come si misurano le transaminasi?
L’esame delle transaminasi è una misura dei livelli di questi enzimi nel sangue. Pertanto, per la sua realizzazione è previsto un banale prelievo di sangue.
Affinché i risultati siano attendibili, è fondamentale che il paziente si presenti a digiuno da almeno 8-10 ore.
Ricordiamo agli iscritti al Fondo Sanimoda che i Piani Sanitari prevedono la copertura delle spese sostenute per eseguire l’esame delle transaminasi ALT e AST, nell’ambito della Prevenzione Uomo, Prevenzione Donna, Prevenzione Cardiovascolare e della Prevenzione per figli minori.
Per tutti i dettagli, invitiamo a consultare il nostro sito web, qui.
Quando i valori delle transaminasi devono preoccupare?
L’unità di misura delle transaminasi ALT e AST sono le unità per litro, anche note come U/l.
In un adulto, i valori delle transaminasi sono da considerarsi normali quando:
- le AST misurano tra 10 e 40 U/l.
- le ALT misurano tra 7 e 56 U/l.
In linea teorica, quindi, dovrebbe preoccupare qualsiasi valore più alto rispetto a quelli sopra riportati. In realtà, l’interpretazione di queste misure è più complessa di come potrebbe sembrare.
Innanzitutto, bisogna considerare anche i risultati degli altri test per la funzionalità epatica; in secondo luogo, occorre valutare i due valori non solo singolarmente, ma anche in rapporto tra loro (il cosiddetto rapporto AST/ALT); terzo, occorre tenere conto delle caratteristiche del paziente (età, sesso, composizione corporea, ecc.).
In linea generale, comunque, sono da ritenersi allarmanti rialzi superiori di almeno 5 volte rispetto ai valori normali.
Quali sono i valori che indicano problemi al fegato?
Come descritto in precedenza, ALT è presente quasi esclusivamente nel fegato, mentre AST si ritrova anche in altri tessuti. Questo porterebbe a pensare che un innalzamento dei livelli ematici di ALT sia maggiormente indicativo di una patologia di fegato, che non un rialzo dei livelli ematici di AST (che potrebbero essere il segnale di danni anche ad altri tessuti.). Tutto ciò è vero in parte: molte patologie del fegato si caratterizzano per valori elevati di ALT o di ALT e AST.
Tuttavia, esistono anche disturbi, come la cirrosi e i danni epatici dovuti al consumo di alcol, che si segnalano per un innalzamento maggiore di AST.
Alla luce di ciò, per interpretare correttamente le concentrazioni alterate delle transaminasi, bisogna affidarsi al già citato rapporto AST/ALT, il quale permette di:
- distinguere tra le potenziali cause dei rialzi;
- comprendere la reale severità dei rialzi;
- discriminare tra danno epatico, cardiaco o muscolare.
Ecco, di seguito, come potrebbe risultare e cosa potrebbe indicare il rapporto AST/ALT in presenza di un problema al fegato:
- se il rapporto AST/ALT è inferiore a 1 (la concentrazione delle ALT è nettamente superiore a quella delle AST), il paziente potrebbe soffrire di fegato grasso;
- se il rapporto AST/ALT è uguale a 1 (le concentrazioni di ALT e AST si equivalgono), il paziente potrebbe soffrire di un’epatite virale acuta o di una tossicità dovuta all’assunzione di farmaci;
- se il rapporto AST/ALT è superiore a 1 (la concentrazione di AST è superiore a quella delle ALT), il paziente potrebbe soffrire di cirrosi epatica;
- se il rapporto AST/ALT vede le AST essere almeno il doppio delle ALT, probabilmente il paziente presenta un danno epatico dovuto all’eccessivo consumo di alcolici.
In ogni caso, ricordiamo che l’unico soggetto in possesso delle competenze per analizzare i dati e giungere a una diagnosi è il medico.
Come si fa ad abbassare le transaminasi?
L’intervento terapeutico più importante per ridurre le transaminasi è sottoporsi al trattamento previsto in presenza della patologia individuata come responsabile dell’innalzamento. In poche parole, bisogna affrontare la causa sottostante.
A pianificare tale terapia è ovviamente un medico o un team di medici.
Chiarito questo aspetto fondamentale, è giusto segnalare anche che esiste una serie di accorgimenti e rimedi naturali che possono contribuire al controllo delle transaminasi.
Ecco, nello specifico, cosa si può fare:
- bere caffè: uno studio del 2017 riporta che bere da 1 a 4 tazze di caffè aiuta a ridurre gli enzimi epatici, in particolare le transaminasi ALT. Bisogna ricordare, tuttavia, che il caffè è una bevanda il cui consumo eccessivo può avere vari effetti indesiderati, quali per esempio ipereccitabilità, insonnia e palpitazioni;
- incrementare il consumo di cibi ricchi di folati: uno studio del 2023 ha evidenziato che le persone con carenza di folati sono più a rischio di fegato grasso. Cibi ad alto contenuto di folati sono: ortaggi a foglia verde, banane, fagioli, frutti di mare, uova e latticini;
- praticare regolarmente esercizio fisico: 150 minuti di attività fisica a settimana aiutano a mantenere sotto controllo il livello degli enzimi epatici. Inoltre, fare sport previene sovrappeso e obesità, due condizioni che favoriscono la steatosi epatica non alcolica, e fa sudare, processo che sostiene il fegato nella sua azione detossificante dell’organismo;
- mangiare sano: preferire frutta, verdura e cibi ricchi di fibre, a discapito di alimenti eccessivamente lavorati, aiuta il fegato nella sua azione detossificante dell’organismo. Il risultato finale corrisponde a un miglioramento del profilo enzimatico epatico. Una dieta sana, inoltre, corrisponde anche a mangiare in modo equilibrato, così da prevenire sovrappeso e obesità.
- non bere alcolici: una delle principali cause di danno epatico è l’eccessivo consumo di bevande alcoliche. Il Ministero della Salute è abbastanza chiaro in merito a questo tema: è promotore, infatti, dello slogan “Less is better”, ovvero “meno è meglio”;
- non fumare: le sostanze tossiche presenti nelle sigarette recano danno alle cellule epatiche. Non fumare promuove la salute del fegato e dell’organismo in generale;
- non prendere farmaci senza prima aver consultato il medico: come osservato in precedenza, esistono diversi farmaci di utilizzo comune che possono danneggiare il fegato e alterare i livelli delle transaminasi.
Seppur queste linee guida possono essere utili in maniera alquanto trasversale, è importante ricordare che ogni individuo è diverso, quindi si raccomanda di rivolgersi al medico e di seguire pedissequamente le indicazioni di egli fornite.